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Figli e abbigliamento
27 Settembre 2016

Anche se ho sempre scritto più che altro post sull’educazione alla felicità dovete sapere che mi piace molto occuparmi anche degli aspetti più pratici e leggeri della crescita di un figlio.
Scelgo accuratamente ogni oggetto informandomi e documentandomi a dovere. Così ho fatto per il passeggino, per la bicicletta, per il seggiolino auto e seggiolone… Mi piace comprare in accordo  a qualità, bellezza, praticità e prezzo. Sul web é abbastanza semplice avere tutte le informazioni che servono ma la cosa sulla quale mi avvalgo di più é che sono al quarto figlio!
Potrei consigliarvi il passeggino più funzionale, o cosa é assolutamente inutile comprare alla nascita del bambino. Potrei spiegarvi come comprare capi di alta qualità a prezzi bassi ma anche come svezzare un bambino che non ne vuole sapere di essere svezzato. Insomma anche l’esperienza sul campo non manca per nulla visto poi che mi ha sempre appassionato.
Ogni bambino é un individuo a sé completamente diverso dall’altro; capire l’esperienza più adatta ad ognuno non é semplice ma nemmeno impossibile.
Vorrei, in questo post, portare l’attenzione su un aspetto della crescita del bambino: l’abbigliamento.
Ho sempre avuto cura nel vestire i miei figli; come anche per noi è importante cosa viene messo addosso.
Il vestito aiuta a creare una visione, un’immagine di sé, quindi dovremo cercare di portare consapevolezza anche su questo aspetto. Mettere ai nostri bambini la prima cosa che capita non aiuta questo processo.
Facciamo un gioco: provate ad immaginare i vostri figli vestiti in un modo piuttosto che in un altro e ascoltate come cambia la sensazione. Divertitevi a vedere loro in abiti svariati e molto diversi cambiando stile di volta in volta. Quella sensazione che emerge é una frequenza condivisibile che influenza il bambino stesso. Chiedetevi quale vestito sostiene di più la sua forza.
La faccenda risulta un po’ più complicata perché dobbiamo fare in modo di provare noi una sensazione di pienezza nei loro confronti ma che corrisponda anche alla loro fioritura. Non sempre quello che vorremmo noi per loro appartiene veramente al loro “bene”.
Proviamo a vedere i nostri figli nella loro pienezza, felici nella loro fioritura e osserviamo come li vediamo vestiti. Osserviamo bene, nei particolari.
Potrebbe accadere che nella nostra immagine non sono vestiti come vorrebbero loro e nemmeno come vorremmo noi o ci accorgeremo magari che la visione di pienezza che abbiamo dei nostri figli non corrisponde a quella che hanno loro di sé.
Una mamma vedeva la pienezza della figlia sedicenne in abito da scolaretta intenta a leggere un libro mentre la ragazza vedeva la propria pienezza nel dipingere un quadro vestita in modo colorato e non convenzionale.

Un giorno, Martino che aveva 14 anni mi disse che aveva intenzione di farsi il piercing al naso, quell’anello da mucca attaccato alle narici per intenderci. Mi ricordo che gli dissi: “Forse io sono antiquata e non capisco la moda di oggigiorno, magari sbaglio anche, ma non se ne parla nemmeno. La mia visione di te avrebbe un crollo!”. Lui insistette da morire cercando di convincermi anche con valide ragioni del tipo: “Non devo mica piacere a te, se io mi sento bene con il piercing al naso perché non posso farlo? Tu mi dici sempre di fare ciò che sento veramente!” Allora io continuai proponendogli di fare un esercizio con me con l’unica promessa di essere sincero e che se l’esito fosse stato favorevole al piercing glielo avrei lasciato fare ma se fosse stato contrario lui avrebbe abbandonato quell’idea finche non fosse andato a vivere da solo. Accettò.
Lo guidai aiutandolo a creare la sua visione di pienezza e lui mi seguì. Gli chiesi di ascoltare la sensazione bella e appagante di quel sentirsi bene, sereno e felice. Poi gli dissi di aggiungere a quella visione di sé il piercing al naso e di dirmi la sensazione che emergeva. Mi disse a malincuore che la pienezza scompariva per lasciar posto ad un’altra visione. Nacque subito un’altra frequenza che sebbene gli piacesse non apparteneva però alla sua pienezza. Gli chiesi di descrivermela e nel farlo prese da sé consapevolezza che non era quello che stava cercando. Gli dissi allora che io avrei sempre sostenuto la sua pienezza ma non la sua mancanza e che al massimo avremmo cercato di capire insieme la differenza tra le due frequenze. Un po’ scocciato di aver scoperto che l’immagine di sé con il piercing al naso non era proprio quella che si sarebbe aspettato se ne andò sconsolato.
Continuo a dire che è difficile essere genitori e lo è compiere qualunque scelta persino l’abbigliamento da indossare. È difficile perché presuppone un reale ascolto e non un giudizio che deriva dai nostri condizionamenti.
Credo che il compito del genitori più che scegliere sia proprio quello di portare al bambino o al ragazzo consapevolezza di sé.
Per Ginevra e Martino non riesco nemmeno più a comprare un paio di calze senza sbagliare quindi mi rifaccio sui piccoli. Ancora non contestano le mie scelte che comunque cerco di compiere accurate. Al mattino scelgo i vestiti per loro e mi ascolto. Me li immagino e cerco di sentire se quell’abbigliamento li sosterrà nella loro fioritura o no. Ci vuole un secondo eh?! E io lo vivo come un bel gioco, non come un peso. Chi mai lo vivesse come un peso lasci perdere.
Sta mattina vedo Ginevra (13 anni) che sta uscendo di casa per andare a scuola con una minigonna e calze sopra il ginocchio. Un attimo di silenzio per contemplare invece di giudicare e poi un urlo: “Così non esci!”. Inutili le sue obiezioni.
Quanto è bello essere genitore ma quanto è delicato!

 

#bambini,#abbigliamento,#genitori

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Diario di una Guru Mamma

Stefano Dell'Orto

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